Fotografia, comunicazione, media e società

Fotografie per la Capitale

Le particolari suggestioni di alcune delle immagini fotografiche elettorali realizzate per l’elezione 2006 del sindaco di Roma
di Gerardo Regnani
gerardo.regnani@tin.it
Roma, 05/05/2006

La prossima competizione del 28-29 maggio 2006, per la nomina del nuovo sindaco della Capitale, ci offre lo spunto per una prima riflessione sull’utilizzo della fotografia durante l’attuale sfida elettorale romana. Analizzeremo, in particolare, alcuni “segni” delle interessanti immagini della campagna testuale e visuale dedicata al candidato sindaco Walter Veltroni, affidata alla Saatchi & Saatchi, caratterizzate, tra l’altro, dall’emblematica assenza proprio del volto del diretto interessato.

La fotografia, anche nel corso delle recenti consultazioni elettorali per l’elezione dei membri di Camera e Senato per la legislatura appena avviata, ha nuovamente riconfermato il suo determinante ruolo di medium strategico, imprescindibile per ciascuno dei candidati in competizione. L’immagine fotografica si è dunque rivelata ancora una volta un potente strumento di relazione simbolica, volta a condensare e veicolare in sé l’insieme di significati e valori di volta in volta rivenienti dai suoi svariati mandanti. Di alcuni aspetti di questo particolare tipo di “messaggi” abbiamo già tentato di delineare qualche ipotetico profilo, sottolineando, tra l’altro, le potenzialità di un approfondimento dell’analisi sul fronte delle possibili relazioni, ad esempio, tra le élite del momento e la fotografia medesima.
Ciò premesso, l’approssimarsi delle elezioni del 28-29 maggio 2006 per la nomina dei futuri sindaci, tra i quali quello della Capitale, ci offre l’occasione per tornare ad occuparci ancora di fotografia elettorale.
La campagna elettorale romana, in particolare, con le differenti immagini promozionali realizzate per sostenere la candidatura dei suoi aspiranti sindaco e assessore sembra poter offrire diversi spunti interessanti sui quali soffermarsi per fare alcune iniziali riflessioni in proposito.
La stessa differenziazione delle fotografie scelte, o addirittura riciclate dalla precedente tornata elettorale, dai vari candidati alla poltrona di “primo cittadino” di Roma potrebbe già essere essa stessa un primo e rilevante elemento di interesse. L’utilizzo del mezzo fotografico, infatti, spazia dalla ritrattistica più tradizionale, come nel caso del classico ritratto dell’ormai ex-candidato sindaco ed ex-Ministro della Funzione Pubblica Mario Baccini, a quella apparentemente più informale dell’ex-Ministro delle Politiche Agricole e Forestali (ed ora candidato unico del Centro-destra) Gianni Alemanno e di altri candidati, sino a quella “documentaria” utilizzata dallo stesso Alemanno, come mezzo di denuncia di presunte carenze dell’ultima Amministrazione Comunale, relativamente a problematiche varie, tra le quali quella dello smaltimento dei rifiuti.
In una prospettiva analoga, ovvero quella della fotografia-documento, si colloca anche l’impianto promozionale del Sindaco uscente Walter Veltroni il quale, recentemente, ha promosso, dopo un lungo (e, probabilmente, deliberato?) silenzio visivo, una campagna promozionale tutta incentrata su immagini fotografiche che si presentano, appunto, con una forte connotazione documentale.
Queste immagini – cinque, per il momento – risultano interessanti per diversi aspetti.
Proviamo, quindi, ad accennare qualche iniziale considerazione su alcuni degli elementi propri di queste riprese fotografiche.
Su di ognuna, al di là del messaggio promozionale testuale in senso stretto, sembra emergere innanzitutto una sorta di metariflessione sul medium fotografico stesso.
Ognuna delle diverse fotografie proposte, infatti, è caratterizzata dalla presenza di una fotografia interna alla fotografia medesima. E non si tratta di una ripresa qualsiasi, presentandosi piuttosto nelle vesti di una specifica e nota specie di fotografia, ovvero di un riproduzione della “Polaroid”, la celebre istantanea – di lusso – dell’era predigitale. Un’ideale della fotografia tout court, insomma, anche se non è mai stato proprio un mezzo d’uso comune, dato il livello sempre alto del costo dei relativi materiali. L’effetto  visivo della citazione (e, cioé, del formato “Polaroid”) sembra inoltre rafforzarsi attraverso la scelta della collocazione di parte del testo scritto nella parte inferiore dell’affiche elettorale. L’eventuale preferenza del formato quadrato anche per l’immagine più grande esterna accentua ulteriormente il richiamo alla famosa istantanea e, di conseguenza, l’impressione di una plausibile metaricerca sul mezzo fotografico. A rafforzare l’ipotesi di un possibile metadiscorso sul mezzo sembra intervenire pure la presenza, costante in tutte e cinque le fotografie sino ad ora proposte, di una persona ritratta nell’atto di mostrare la ridetta immagine documentaria tipo “Polaroid”. L’intento di convogliare lo sguardo verso queste fotografie – e, conseguentemente, di indirizzarlo nella sfera significante del suo ipotetico sostrato simbolico – sembra essere sottolineato anche dalla leggera sfocatura delle persone poste in secondo piano rispetto alla fotografia mostrata. Come a dire, che i soggetti ritratti sono certamente degli importanti testimoni dell’operato dell’Amministrazione uscente ma, ancor di più, lo è la fotografia, e cioè il “documento” che ciascuno di essi mostra all’osservatore – e potenziale futuro elettore, ovviamente – che vede l’immagine. A questo target di riferimento, gli “attori” raffigurati nelle immagini sembrano dunque voler “dire” qualcosa e quindi testimoniare che, più che loro stessi, a parlare sono in realtà le fotografie che essi hanno in mano.
Siamo di fronte ad un vero e proprio schema di veridizione, indirizzato, in sostanza, a riorientare e riequilibrare verso una prospettiva documentaria ed oggettiva il crudele gioco delle apparenze e delle realtà possibili che, inevitabilmente, è immanente anche in queste immagini. Esse, come altre, oscillano infatti tra gli estremi del falso e del vero, tra un essere ed un sembrare.
Il metamessaggio che caratterizza queste fotografie pare perciò identificarsi, detto in altri termini, nella reiterazione del diffuso e tenace concetto di fotografia come autentico “specchio del reale”.
Il reale che l’immagine nel suo complesso sembra proporci non è, tuttavia,  uno solo, bensì duplice: il primo, è quello creato all’interno dello studio ove  stata effettuata ciascuna ripresa ed è, evidentemente, artificioso (fiction), per quanto funzionale alla proposta del secondo (reportage?), ovvero quello attinente la “realtà” impressa su ognuna delle fotografie-documento più piccole mostrate all’interno del manifesto elettorale.
Pare quindi delinearsi una forma di proiezione, di débrayage visivo attraverso cui vengono trasferiti nell’altro enunciato visuale (la ridetta piccola foto nella foto) degli elementi che, rievocando il simulacro del reale committente dell’immagine (il candidato Veltroni), ne sintetizzano, in definitiva, un’esemplificazione visiva del suo “discorso” agli elettori.
L’interno dello studio, con la “costruzione” insita nella rappresentazione fotografica stessa sembra porsi, dunque, come sostegno alla plausibile “verità” esterna, ossia il vero “documentato” dalla fotografia minore mostrata all’interno di ciascuna affiche elettorale.
Ma per poter “parlare” ed essere comprese appieno, queste immagini hanno bisogno – non sembrando sicuramente sufficiente la loro semplice fotogenia – di essere comunque collegate al testo scritto che accompagna tutte le fotografie descrivendo sinteticamente i risultati raggiunti dalla Giunta Comunale uscente. Senza questa parte scritta, con il suo bagaglio di significati ben determinati, l’interpretazione del “messaggio” visuale risulterebbe senz’altro più arduo. Privi di un aiuto, di una qualsiasi spiegazione “esterna” alla rappresentazione come potremmo infatti interpretare, senza sbagliare, la raffigurazione di quei soggetti ritratti? Come potremmo, inoltre, spiegare quelle immagini così simili (le più grandi) e, nel contempo, così diverse (con quei soggetti tanto differenti raffigurati nei reportage contenuti nelle foto più piccole)?
Ecco, dunque, che la funzione di ancoraggio semantico della frazione scritta assume un ruolo fondamentale, aiutandoci ad inquadrare meglio – evidentemente nella prospettiva di chi ha promosso questa campagna – anche tutto l’insieme degli elementi che compongono queste immagini, che sotto il profilo formale presentano ancora altri aspetti d’interesse.
Tratteggiamone, quindi, qualcun altro.
Tra questi, riprendendo ancora brevemente il discorso sul formato delle fotografie, possiamo anche ipotizzare che, nel caso in cui oltre al formato dell’istantanea interna sia stata preferita la forma quadrata anche per l’intera immagine nel suo complesso, si sia voluto favorire il consolidamento di un’idea di equilibrio della rappresentazione medesima e, per metonimia, della politica del loro mandante.
In ogni immagine inoltre, e ciò non è, evidentemente, un semplice elemento casuale, la mano della persona raffigurata che regge la fotografia attestante i risultati del lavoro dell’Amministrazione Comunale a fine mandato é, non a caso, proprio la sinistra: la stessa del ramo del Parlamento nella quale, per tradizione, si trovano i seggi dei senatori e deputati con orientamento politico analogo a quello del candidato sindaco Walter Veltroni. Quella stessa mano, per di più, per l’impressione di tridimensione generata dall’effetto della “profondità di campo” dell’immagine, sembra effettivamente protesa verso l’osservatore, quasi volesse “uscire” per fare vedere ancor più da vicino la “prova” che mostra al pubblico. Testimonianza che, probabilmente, per arricchirsi ulteriormente a livello simbolico, ruota anche intorno alla figura retorica dell’enumerazione evocata dalle dita della mano, suggerendo quindi l’ideazione di cinque soggetti da proporre nei manifesti della campagna di affissioni; cinque quanti sono, peraltro, anche gli anni del mandato di sindaco.
Tutti gli “attori” ritratti poi, sebbene questo aspetto sia una costante della ritrattistica elettorale, si mostrano sorridenti, amichevoli e con lo sguardo rivolto verso chi guarda l’immagine quasi a stabilire un contatto, un legame – quella funzione fàtica caratteristica di tanti testimonial del mondo della pubblicità –  con l’osservatore. Collegamento ed identificazione che sono favoriti anche dalla diversificazione per fasce di età dei soggetti raffigurati: un’adolescente, un giovane, due adulti ed un anziano.
Questa serie di immagini sembra poi condividere anche un comune percorso narrativo, all’interno del quale è possibile distinguere una vera e propria trasformazione di stato dei diversi attanti – le figure astratte – presenti nel racconto immanente in queste immagini. Attanti o (s)oggetti di valore, che potremmo far coincidere con le persone ritratte nelle immagini, quali immaginari protagonisti di una possibile evoluzione, da una iniziale condizione di disequilibrio (o bisogno) del potenziale soggetto-elettore, verso una condizione di ideale congiunzione (o conquista) dell’oggetto del desiderio.
La prima, la situazione di squilibrio, potrebbe essere collegata al timore dell’eventuale mancata riconferma del primo cittadino uscente – e, quindi, alla possibile dissoluzione di un certo modo di gestire la cosa pubblica – opposta alla seconda, ovvero all’ipotesi di una riconferma dello stesso sindaco e, conseguentemente, del proseguimento della sua precedente politica di amministrazione della città. Ovviamente questo plausibile percorso narrativo sembra tener conto anche dei probabili condizionamenti connessi con l’ipotizzabile campagna di disturbo o confutazione che potrebbe essere condotta da un eventuale contro-attante di opposta fazione, quale è l’altro candidato sindaco Gianni Alemanno. Contro un’ipotizzabile operazione di contrasto, la piccola istantanea mostrata dai vari “soggetti operanti” protagonisti delle fotografie assume il ruolo di un autentico strumento magico, potenzialmente capace di proteggere l’elettore contro possibili “letture” distorte della realtà. Capacità che le deriva, in effetti, proprio dal suo (tuttora) diffuso e condiviso statuto di “prova” inconfutabile.
Ma è appunto nell’ostinata ostensione di queste “tracce” fotografiche – tanto certe della loro potenza indicale quanto dell’apparente evidenza di “Contingenza assoluta” di ognuna – che sembra infine delinearsi la penetrante antinomia di fondo di tutte queste immagini: l’assordante, quanto crediamo voluta,  non-presenza del volto proprio del diretto interessato: il candidato sindaco Walter Veltroni. In questa deliberata assenza del vero protagonista del messaggio promozionale e nel relativo desiderio di colmare questo vuoto con la “presenza” di un persuaso esercizio del voto di ciascun consapevole elettore-primo cittadino – come rievoca, non a caso, la fascia tricolore indossata da tutti gli “attori” ritratti nelle immagini maggiori – può essere probabilmente rintracciata una delle suggestione più forti di questa interessante campagna testuale e visuale affidata alla Saatchi & Saatchi. Elemento, quest’ultimo, che meriterebbe esso stesso, un’ulteriore e specifica riflessione ad hoc.

Fotografie per la Capitaleultima modifica: 2007-03-23T11:50:00+01:00da
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