Fotografia, comunicazione, media e società

La primavera della fotografia italiana

Il Festival della Fotografia di Roma e la Settimana della Fotografia Europea di Reggio Emilia
di Gerardo Regnani
gerardo.regnani@tin.it
Roma, 30/03/2006

La Capitale e Reggio Emilia saranno prossimamente sedi di due importanti eventi dedicati alla fotografia, ciascuno caratterizzato dalle sue specificità ma entrambi accomunati dall’intento di valorizzare questo importante mezzo espressivo. Aspetto questo che, proprio in considerazione del costante ed inesorabile processo di fagocitazione operato da altri media, sottolinea ulteriormente la presenza di una stagione fortunata per questo strategico strumento di interazione simbolica.
Dal 4 aprile al 31 maggio 2005 a Roma e dal 28 aprile al 5 maggio 2005 a Reggio Emilia si svolgeranno due importanti manifestazioni dedicate alla fotografia.
La prima, quella romana, è alla sua quinta edizione e, forte del successo degli anni scorsi, si ripropone al pubblico in una versione ancor più ricca rispetto al passato.
La seconda quella reggiana è al suo debutto e, anche per questa ragione, merita certamente un’attenzione particolare. Ed è proprio da questa rassegna che cominceremo.
La Settimana della Fotografia Europea è un progetto di ricerca sostenuto dal Comune di Reggio Emilia che, quest’anno, viene presentato per la prima volta al pubblico. Tra le iniziative previste, vi sono tre importanti esposizioni, due delle quali curate dalla storica della fotografia e critica d’arte Angela Madesani ed una da Paola Borgonzoni Ghirri, che saranno visitabili sino al 27 agosto prossimo. La prima, intitolata Storie Urbane, è dedicata ad un’esplorazione  degli spazi urbani cittadini allestita in diverse sedi e realizzata da quindici autori europei, tra i quali segnaliamo: Gabriele Basilico e Martin Parr. La seconda, chiamata Del guardare, è un omaggio alla figura e all’opera di uno dei più grandi autori italiani nel campo della fotografia, Luigi Ghirri, prematuramente scomparso nel 1992. Sua è anche l’immagine scelta per presentare l’intera rassegna reggiana. A lui saranno pure dedicati la promozione di un seminario e di un apposito premio rivolto a ricerche e progetti dedicate all’impiego della fotografia e delle immagini come strumenti di espressione. La terza mostra, dal titolo Al limite. Arte e fotografia tra gli anni Sessanta e Settanta, è destinata ad una riflessione sulle relazioni tra la fotografia e l’ambito artistico. Attenzione sviluppatasi nel corso di un periodo che l’ha vista protagonista di un particolare interesse da parte di artisti interessati a differenti orientamenti espressivi, tra i quali indichiamo: Andy Warhol, Franco Vaccari, Paolo Gioli e Cindy Sherman. Accanto a questi tre eventi principali verranno realizzate tutta una serie di altre iniziative collaterali, quali workshop, conferenze, incontri con gli autori ed altre mostre, descritte maggiormente in dettaglio nel sito: http://www.reggiofotografia.it /. Tra queste, segnaliamo ancora altre due iniziative. La prima di queste è una mostra a carattere antologico, intitolata Trans Emilia. La collezione “Linea di confine”: una ricognizione territoriale dell’Emilia Romagna. Si tratta di un repertorio di immagini fotografiche – selezionato nell’ambito del progetto Linea di confine sostenuto dal Comune di Rubiera e dalla Provincia di Reggio Emilia – e dedicato ad una serie di sguardi sulla storia e le mutazioni del paesaggio della regione emiliana; l’iniziativa è curata da Urs Stahel e Thomas Seelig. Della rassegna reggiana vorremmo anche evidenziare il programma di incontri, curati e condotti dall’architetto Luca Molinari e dal critico d’arte Anna Detheridge, rivolti sia allo sviluppo della tematica dell’evoluzione urbana esplorata nella citata mostra Storie Urbane sia alle relazioni tra l’espressione fotografica e quella, più in generale, dell’arte; connessioni delle quali si occupa l’altra importante esposizione reggiana, intitolata Al limite. Arte e fotografia tra gli anni Sessanta e Settanta.
Diversa, invece, è la prospettiva d’indagine di FotoGrafia 2006, il Festival Internazionale di Roma, giunto alla sua quinta edizione e ormai collocabile tra le più importanti rassegne europee del settore (info: www.fotografiafestival.it). Alle sue spalle, come per il passato, c’è il sostegno del Comune di Roma sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica. L’evento è sempre prodotto da Zoneattive, una società collegata al Palaexpò di Roma (che presto sarà riaperto al pubblico, secondo quanto ha affermato nel corso della conferenza stampa di presentazione del festival romano il suo stesso Presidente, dopo il rinvio seguito al grave incidente sul lavoro avvenuto tempo fa nel cantiere presente nello stabile), e vede la riconferma per la direzione artistica di Marco Delogu.
I numeri di questa rassegna, secondo le cifre fornite dagli organizzatori, sono indubbiamente divenuti rilevanti: le mostre sono 125, 400 sono gli autori-fotografi presenti, più di 200 i giornalisti accreditati, 150 i curatori e gli operatori coinvolti, oltre 90 il numero degli ambienti espositivi che spaziano da quelli di rilievo istituzionale, come i Musei Capitolini, al classico nonluogo augéiano, funzionale al transito anonimo di flussi umani in perenne movimento, quale può essere invece una stazione. Da segnalare, inoltre, è l’avvio del FotoGrafia­_Opening Days che nei giorni dal 4 al 6 aprile 2006 presso il Tempio di Adriano a Piazza di Pietra in Roma permetterà la realizzazione di eventi, workshop, proiezioni, incontri e, non ultima, la possibilità di prenotare la “lettura” del proprio portfolio fotografico con importanti autori internazionali; iniziativa, quest’ultima, che certamente mancava alla rassegna romana e che, all’opposto, è ormai una tradizione consolidata in analoghe manifestazioni all’estero.
Ma, oltre a questo, altrettanto interessante è il tema che quest’anno è stato scelto quale filo conduttore di tutte le iniziative, ovvero: l’idea di una “necessità della fotografia”. Questo “bisogno” è da intendersi, secondo Delogu, nell’ottica della creazione di una memoria comune, per la quale la fotografia si conferma, dunque, importante documento visuale. In questa prospettiva, la fotografia continua ad essere considerata un “testimone” della Storia e, insieme, uno strumento utile a manifestare l’immaginazione. Si tratta di affermazioni che possono anche risultare condivisibili ma, aggiungeremmo, impongono pure una riflessione altrettanto necessaria: la fotografia, proprio perché strumento – come altri media, del resto – idoneo a “testimoniare ed esprimere la nostra immaginazione” è stata spesso anche veicolo di pericolose “riletture” in chiave assolutamente soggettiva e ideologicamente connotata dall’intento di favorire determinate “analisi” di parte, non di rado mascherate proprio da quella presunta oggettività del medium che, purtroppo, è ancora tanto tenacemente diffusa.
Sottolineato questo aspetto basilare, cerchiamo ora di tracciare, sulla base delle utili indicazioni fornite dallo stesso direttore artistico, un ulteriore breve quadro della manifestazione, cominciando dall’autore scelto per il tradizionale lavoro d’indagine sulla città che, con l’eccezione del primo anno, è ormai divenuto una costante del festival. Si tratta di Martin Parr, con il suo bagaglio di interessi sul turismo contemporaneo, l’importante autore internazionale prescelto per questa edizione. Accanto a Parr, impegnate sullo stesso tema, vi saranno anche altre tre giovani autrici: Francesca Lazzarini, Leonie Purchas e Mette Maersk.
L’anno prossimo, secondo quanto annunciato da Delogu nel corso della conferenza stampa di apertura di FotoGrafia 2006, l’autrice cui sarà affidato il lavoro dedicato a Roma sarà Graciela Iturbide, ospite anche in quest’edizione.
Nel corso di questo incontro di presentazione c’è stato anche un altro importante annuncio, fatto a più voci dallo stesso Delogu e dall’assessore capitolino Gianni Borgna, ovvero quello relativo all’intenzione di realizzare, in linea con altre analoghe esperienze precedenti nel campo della cultura, una Casa o un Museo, non è ancora chiaro, della Fotografia.
La rassegna presentata si occuperà poi di altri ambiti dell’analisi della memoria con esposizioni quali la collettiva di autori della collezione Fnac, tra i quali segnaliamo: Robert Capa, Herni Cartier-Bresson e Wim Wenders e una retrospettiva dedicata a Roger Ballen. Sulle tracce di quella che fu una delle prime guerre più o meno diffusamente fotografate, benché a livelli quantitativi certamente inferiori a conflitti bellici successivi, ovvero la Prima Guerra Mondiale, si muove invece la ricerca di Luca Campigotto. E sempre sulla scia di eventi di guerra e di sofferenza, anche quelli apparentemente più minuti e ignoti di ieri e di oggi, si muovono, per dare qualche altra indicazione, anche: la fotografia di Bart Michiels dedicata ai luoghi delle grandi battaglie storiche, così come la voce della seconda tappa del percorso di  Ascanio Celestini su Auschwitz affiancata dalle immagini di Luca Nostri, le opere sulla “linea gotica” di Riccardo Mazzoni, i “campi di permanenza” di Léa Eouzan, la “guerra fredda” italiana di Lorenzo Vitturi, gli “anni di piombo” di Eva Frapiccini, la mafia di Letizia Battaglia e Franco Zecchin, il “mondo” di Mario Dondero, il Malawi di Guy Tillim, il dramma delle conseguenze degli incidenti nucleari di Robert Knoth e della scrittrice Antoinette de Jong, i disastri ambientali di Massimo Mastrolillo e, non certo ultimo, il World Press Photo che anche quest’anno si svolgerà nell’ambito di FotoGrafia.
Su un diverso livello di esplorazione si possono invece collocare, tra gli altri: il progetto di ricerca antropologico-culturale di autori quali Paola Agosti, Antonio Biasucci, Roberto Bossaglia ed altri, l’attenzione al “valore del segno” di Arnaud Lesage, la ricercata fotografica di Giuseppe Cavalli, la retrospettiva di Aleksandras Macijauskas, Antanas Sutkus e Romualdas Pozerskis e, ultima solo in ordine di elencazione, una frazione dell’intenso “viaggio” dello scomparso Luigi Ghirri. Al riguardo, notiamo con piacere il rinnovato interesse romano per la figura di questo importante autore italiano, del quale si occupa, come già segnalato in precedenza, anche la Settimana della Fotografia Europea di Reggio Emilia. FotoGrafia ha dedicato a lui un percorso ideato e curato da Diego Mormorio in programma, insieme ad altre iniziative espositive, al Museo di Roma in Trastevere dal 7 al 30 aprile 2006. Ed è proprio con le parole di Ghirri che Delogu ha chiuso un suo contributo scritto sul festival, facendo riferimento all’omino sul ciglio della strada, un elemento che è divenuto anche una costante della fotografia ghirriana e, per il direttore artistico di FotoGrafia, anche una valida metafora della lotta umana contro la natura e i distrastri della Storia che potrebbe giustificare – con i dovuti distinguo, aggiungiamo – la “necessità” della fotografia. Un bisogno che, tentando di interpretare il pensiero di Delogu e sulla scorta di quanto sostenuto da Jean-Claude Lemagny e André Rouillé in una celebre Storia della fotografia, crediamo possa essere ancor meglio definito come una vera e propria “necessità storica”.

La primavera della fotografia italianaultima modifica: 2007-03-23T11:35:00+01:00da
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