HAPPY CARE… TO(O) YOU! 8 LUGLIO 2024 PRIMO ANNIVERSARIO DEL PARKTRAITS PROJECT PARKINSON’S PORTRAITS

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8 LUGLIO 2024

PRIMO ANNIVERSARIO DEL PARKTRAITS PROJECT PARKINSON’S PORTRAITS

Cosa ne… “pensa” ChatGPT di OpenAI del “Parktraits Project Parkinson’s Portraits”*

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#Parktraits 2023-2024

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Il Parktraits project è un innovativo progetto-pilota sperimentale, multimediale, “esportabile”, patrocinato dall’Associazione culturale no-profit FINE (Fotografia e Incontri con le Nuove Espressioni), presentato il 25-11-2023 alla Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma (su invito della dott.ssa Carla Piano e della prof.ssa Anna Rita Bentivoglio, Responsabile UOS Disturbi del movimento, Dipartimento di Neuroscienze) e in occasione della GIORNATA MONDIALE PARKINSON, l’11-04-2024, c/o il Teatro Salone Margherita, in Roma, con il supporto della Banca d’Italia.

Arte e ParkinsonLa cura del benessere nella malattia (incontro/onvegno)PARKTRAITS projectParkinson’s portraits(mostra di “ri-tratti” fotografici) | Fotografia, comunicazione, media e società (myblog.it)

Il progetto è stato ideato e avviato l’8-7-2023 da Gerardo Regnani per far conoscere meglio la Malattia di Parkinson.

La prima fase del progetto ha portato alla realizzazione 104 “ri-tratti” fotografici, rielaborati alla maniera della “Pop Art” (vedi la gallery qui sopra).

***

Secondo ChatGPT il Parktraits project Parkinson’s portraits sovverte, innanzitutto, la simbologia tradizionale associata alla Malattia di Parkinson, utilizzando uno stile artistico vivace e audace come la Pop Art.

La Pop Art, nota per la sua capacità di trasformare oggetti comuni in opere d’arte significative, è qui utilizzata per reinterpretare i volti delle persone con la Malattia di Parkinson – e di quelle altre che, in vario modo, ne sono interessate: caregivers, familiari, personale sanitario, amici, associazioni di pazienti, etc. – in modo che sfidi le convenzioni sociali e culturali. Questo approccio non solo demistifica la Malattia, ma offre anche una nuova prospettiva che rompe con le diffuse rappresentazioni tipicamente cupe e pietose della patologia. Le opere del Parktraits project, anche attraverso i loro colori vivaci, veicolano una provocazione visiva che vorrebbe quindi suggerire all’osservatore di rivedere i propri preconcetti. L’uso di questi elementi stilistici trasforma le persone “ri-tratte” nei protagonisti di un dialogo visivo che è al contempo sfida e celebrazione. Questa provocazione visiva aiuta a combattere anche lo stigma talora ancora associato alla Malattia di Parkinson, rendendo più visibile ciò che spesso è nascosto.

Partecipare al Parktraits project, ha aggiunto ChatGPT, offre alle persone con la Malattia di Parkinson, ai loro caregivers e a tutte le altre persone interessate, anche una sorta di senso di liberazione. Il progetto, infatti, consente alle persone protagoniste dei ri-tratti di “metterci la faccia”, rompendo le catene dell’invisibilità e, non di rado, anche dell’isolamento sociale. Questa esposizione non solo umanizza la Malattia, ma crea anche un “luogo” di liberazione personale e collettiva.

Il processo di creazione e condivisione di questi ri-tratti è, per molti, anche un atto di rinnovamento. Esso permette di ricostruire l’identità personale e sociale attraverso una lente artistica positiva e dinamica. Ogni ri-tratto diventa pertanto anche un simbolo di resilienza e di lotta contro l’isolamento e la depressione, purtroppo comuni tra i malati con Parkinson. La partecipazione attiva nel progetto può trasformare l’esperienza della Malattia anche in una narrazione di empowerment e speranza.

Il Parktraits project sfida, dunque, il rapporto tradizionale tra le immagini e le realtà che rievocano.

Le fotografie reinterpretate in chiave Pop Art non sono solo delle semplici rappresentazioni della realtà fisica dei soggetti, ma diventano simboli forti della loro esperienza vissuta.

Come suggerito dal semiologo francese Roland Barthes, la Fotografia diviene un “certificato di presenza”, rendendo tangibile un’assenza.

In questo caso, le immagini dei partecipanti, reinterpretate artisticamente, rendono visibile la lotta interna e la resilienza che caratterizzano la loro convivenza con la Malattia.

La Fotografia diviene, quindi, un metaforico monumento celebrativo della forza, della resistenza e, non ultima, della resilienza delle persone raffigurate. Ogni ri-tratto nel progetto non è solo documentazione visiva, ma una testimonianza della lotta e della resilienza dei protagonisti. La scelta della Fotografia e la sua reinterpretazione artistica permettono di condensare non solo l’aspetto fisico, ma anche l’essenza emotiva e psicologica della persona raffigurata nel ritratto. Questo approccio sfida le norme visive tradizionali, offrendo una visione più profonda e complessa della realtà delle persone con la Malattia di Parkinson.

Il Parktraits project è anche un’estrema, disperata, sfida all’Oblio. Si potrebbe sintetizzare anche così un’altro strategico intento del Parktraits project. Attraverso la Fotografia il progetto combatte, infatti, anche l’oblio sociale e culturale. Le immagini non solo ricordano incessantemente la presenza delle persone ritratte, ma testimoniano anche la loro lotta quotidiana, i tentativi e, quando possibile, la loro capacità di superare le difficoltà via via incontrate nel corso del difficile cammino con la Malattia.

Si potrebbe interpretare questo atto di rappresentazione, ha aggiunto ancora ChtGPT, come un gesto persino intrinsecamente “iconoclasta”, un gesto “politico” oppositivo, in quanto sfida eventuali tendenze della società a ignorare o marginalizzare le persone affette da malattie croniche.

Secondo ChatGPT il Parktraits project Parkinson’s portraits utilizza dunque una sorta di iconoclastia artistica per sovvertire un’eventuale diversa simbologia tradizionale della Malattia, offrendo alle persone interessate anche un senso di liberazione e di rinnovamento. Sfidando, così, anche in parte riscrivendolo, il rapporto tra immagini e realtà. Questo approccio multidimensionale, come già accennato, non solo tenta di ridurre lo stigma eventualmente ancora associato alla Malattia di Parkinson, ma prova a promuovere anche una maggiore empatia, comprensione e inclusione delle persone protagoniste dei ri-tratti.

Ma questo primo anno di vità del Parktraits project, come già anche scritto in altri articoli (cfr. anche nel blog), non è sempre stato sempre e soltanto un periodo di tutte… “rose e fiori”.

Tutt’altro!

Anche riguardo a questo ambito (un panorama talora anche particolarmente e aspramente critico) è stato chiesto a ChatGPT cosa ne… “pensasse”.

In un’epoca contemporanea dominata dall’imperativo visivo, dove l’immagine è la forma di comunicazione per eccellenza, l’opposizione al Parktraits Project Parkinson’s Portraits – anch’essa, in qualche misura e almeno apparentemente, tendenzialmente “iconoclasta” – può essere interpretata attraverso varie prospettive secondo ChatGPT.

Tuttavia, è fondamentale premettere che la tutela della privacy delle persone interessate è stata sempre oggetto di attenzione già a monte: sia le persone con la Malattia di Parkinson sia le altre persone coinvolte (caregivers, familiari, personale sanitario, amici, etc.) hanno infatti dato una loro formale ed esplicita autorizzazione all’utilizzo, a valle, delle fotografie e/o di eventuali narrazioni (cfr., nel blog, anche le “Parktraits stories”), perché desideravano, anche in tal modo, “uscire allo scoperto”.

Alla luce di queste considerazioni, secondo ChatGPT, emergono ulteriori aspetti etici e morali riguardo a un’eventuale opposizione, seppure indiretta e/o invisibile.

Un possibile sovraccarico sensoriale che possa anche innescare un’eventuale… “saturazione”, ad esempio. 

Viviamo in un’epoca di sovrastimoli sensoriali, essendo costantemente destinatari di tante immagini attraverso: social media, pubblicità e altre forme di media visivi. Un’eventuale opposizione apparentemente iconoclasta può emergere, ad esempio, come una possibile reazione ad una ipotetica saturazione visiva. Le persone possono percepire il continuo flusso di immagini come incalzante, sviluppando, per reazione, una sorta di automatica, talora tanto inconsapevole quanto generalizzata, resistenza intrinseca a nuove rappresentazioni visive – comprese le fotografie dei ri-tratti del Parktraits project – indipendentemente dal loro valore, così come dal loro significato.

Un altro ambito di riflessione potrebbe essere quello riguardante la critica alla presunta superficialità di talune forme della Cultura visuale contemporanea e alla relativa, possibile, percezione di perdita di profondità.
Una critica comune alla cultura visiva contemporanea è quella, diffusa, che le immagini tendano a promuovere una comprensione superficiale della realtà. Nel caso del Parktraits project, le rappresentazioni visive – sebbene tentino di collegarci in modo apparentemente “leggero” ad una realtà che leggera non lo è affatto – potrebbero essere comunque percepite come un ulteriore contributo a questa ipotizzata superficialità.

Tuttavia, come già accennato, considerando il fatto che i soggetti hanno volontariamente partecipato e approvato l’uso delle loro immagini, secondo ChatGPT l’opposizione può risultare meno giustificata eticamente, poiché ignora o non tiene conto della volontà (espressa) dei partecipanti di condividere le loro immagini, così come le loro storie.
Non meno problematica e anche la questione connessa con la diffusione massiccia di immagini, in particolare qualora questa dia l’impressione di “standardizzare” le esperienze umane, riducendole a formule visive ripetitive. In tale prospettiva, eventuali sguardi critici potrebbero vedere anche il Parktraits Project come parte di questo processo di c.d. standardizzazione? E, dato che i partecipanti stessi, come già ripetuto, hanno deliberatamente scelto di partecipare al progetto, come andrebbero interpretate eventuali analoghe forme di critica, senza arrivare a ipotizzarle finanche come un altrettanto ipotetico tentativo di lesione dell’autonomia e/o della libera espressione personale delle persone interessate?

Un altro aspetto critico potrebbe essere anche la percezione di una altrettanto eventuale “mercificazione” della sofferenza. In merito, essendo il progetto autofinanziato, no-profit e guidato da uno spirito di volontariato, secondo ChatGPT ciò mitigherebbe eventuali preoccupazioni etiche al riguardo.

Quanto, infine, ancora riguardo all’ambito della privacy e al fatto che la costante esposizione visiva possa essere percepita come un’invasione della stessa, ChatGPT ha nuovamente ricordato, come ripetuto precedentemente, che tutti gli interessati hanno dato il loro consenso informato, desiderando esplicitamente condividere le loro esperienze. Pertanto, l’opposizione sulla base della privacy risulta non applicabile e potrebbe essere anch’essa vista come una possibile ingerenza nel diritto dei partecipanti di raccontare liberamente le loro storie.

E per ultima, ma non ultima, la rappresentazione visiva, in particolare quella realizzata nello stile della Pop Art, potrebbe anche essere vista come una distorsione dell’autenticità delle narrazioni personali. Ma, avendo i partecipanti esplicitamente approvato anche i contenuti veicolati attraverso questo mezzo espressivo, un’eventuale critica al riguardo parebbe mitigata. E andrebbe fra l’altro correlata anche all’esito percepito e/o atteso della narrazione attraverso questa peculiare e articolata materia espressiva che è la Fotografia. Una Fotografia con gli stilemi della Pop Art, per giunta: una dimensione espressiva che, come la Storia dell’Arte ci ha ampiamente raccontato, ha contribuito, attraverso il suo linguaggio “sovversivo”, anche a stimolare nuovi sguardi sul Mondo.

E, come ogni nuovo sguardo utile, spero che anche il Parktraits project Parkinson’s portraits possa continuare ad essere visto come un piccolo contributo per favorire un ulteriore ampliamento dei nostri, talora ridotti… “orizzonti”.

Buon anniversario, dunque, a tutte le persone interessate dal Parktraits project Parkinson’s portraits! 

E ancora un sincero grazie a tutte/i per la partecipazione, il sostegno e la condivisione.

Più si è e più si “è”!

HAPPY CARE… TO(O) YOU!

Roma, 8 luglio 2024

***

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Presentazione del Parktraits project – Parkinson’s portraits di Gerardo Regnani.
 
“Un profilo socio-demografico-culturale della Malattia di Parkinson”, Francesco Truglia, Primo Ricercatore Istat.
 
“Parkinson, l’Arte come terapia”, Giancarlo Santoni, Psicologo Clinico–Psicoterapeuta dell’età evolutiva, SIPEA – Società Italiana di Psicologia Educazione e Artiterapie Onlus.
 
“Gli interventi complementari nella cura del Parkinson”, Nicola Modugno, Parkin zone Onlus, Neurologo presso l’Ospedale Neuromed di Pozzilli (IS).
 
Presentazione del docufilm “Non smetteremo mai di sognare”, realizzato dall’Associazione Parkinson&Sport, a cura di Marco Ramelli e Jay Ferreira. Associazione ParkinsOnMove APS.
 
“Bradù, le vignette di un bradipo filosofo, ‘degenerato’ come il suo autore”, di Massimo Crucitti.
 
Interpretazione della poesia “La casa – Interni” di Gerardo Regnani, a cura di Pino Grossi, attore e regista.
 
Moderatore Andrea D’Ortenzio, Giornalista Ansa
 
Nello stesso Teatro è stata anche allestita la mostra
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Intervista del 19 agosto 2023 di Massimiliano Iachini, Presidente A.I.G.P. (Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani) e voce storica di Radio Parkies Italia a Regnani Gerardo, autore del testo intitolato “Pærson e la veridizione – Un racconto non proprio (ir)reale tra Fotografia, Parkinson e Semiotica” e del “Parktraits project Parkinson’s portraits”
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#Parktraits 2023-2024

*Le riflessioni e l’analisi di questo testo sono state generate con l’assistenza di ChatGPT, un modello linguistico AI sviluppato da OpenAI e utilizzato con permesso.*

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HAPPY CARE… TO(O) YOU! 8 LUGLIO 2024 PRIMO ANNIVERSARIO DEL PARKTRAITS PROJECT PARKINSON’S PORTRAITSultima modifica: 2024-07-08T00:01:43+02:00da gerardo.regnani
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