POETRY REWRITE
G. Regnani, a J.L. Godard, 2022
Le poesie, tecnicamente, sono delle immagini. Diverse, evidentemente, da quelle che comunemente siamo abituati a considerare come tali (per forma, ad esempio, ma non solo). Ma, in ogni caso, anch’esse una sorta di “fotografia”…
Delle immagini, dei “segni”, delle metafore, dunque, che rinviano ad una dimensione altra, sia essa affettiva, emotiva, sociale e, più in generale, culturale, di norma “esterna” ad esse.
Un altrove, talora anche radicalmente diverso dalla dimensione, dalla “realtà” di origine.
E, non ultimo, per quel che vale: sono dei versi importanti, … per lo meno per me.
Buona lettura e anche buon… ascolto, dunque, perché ho realizzato anche una versione ambient/spoken word (di alcuni) di questi versi, disponibile al link:
https://soundcloud.com/gerardo-regnani/sets/poetry-rewrite
https://soundcloud.com/gerardo-regnani
#spoken word #poetry rewrite
PHILIP GLASS, EINSTEIN ON THE BEACH
Trial I
[…] “My sisters: The time has come when we must stand up and declare ourselves. For too long have we been trodden under the feet of men. For too long have we been treated as second -class citizens by men who say that we are only good for cooking their meals, mending their socks, and raising their babies […]
“My sisters, we are in bondage, and we need to be liberated. Liberation is our cry.
Just yesterday, I talked with a woman who is the mother of fifteen children. And she said ’Yes, I want to be liberated from the bedroom.’
“And so, my sisters, the time has come when we must let this male chauvinist understand that the hand that changes the diapers is the hand that shall rule the world.
“And now, my sisters, let us stand and sing our national song. For the benefit of you who have not yet memorized the words, here they are:
The woman’s day is drawing near, it’s written in the stars
The fall of men is very near, proclaim it from your cars.
Sisters, rise! Your flags unfurl! Don’t be a little girl.
Say ’Down with men, their power must end: Women shall rule the world!”
Trial I
Einstein on the Beach
by Philip Glass
G. Regnani, Sunrise, sunset…, 2022
https://m.youtube.com/watch?v=3MDIR1XnZ1A&list=PL2NUdoJlP9ZE…
PHILIP GLASS, EINSTEIN ON THE BEACH
#philipglass
Trial I
[…] “My sisters: The time has come when we must stand up and declare ourselves. For too long have we been trodden under the feet of men. For too long have we been treated as second -class citizens by men who say that we are only good for cooking their meals, mending their socks, and raising their babies […]
“My sisters, we are in bondage, and we need to be liberated. Liberation is our cry.
Just yesterday, I talked with a woman who is the mother of fifteen children. And she said ’Yes, I want to be liberated from the bedroom.’
“And so, my sisters, the time has come when we must let this male chauvinist understand that the hand that changes the diapers is the hand that shall rule the world.
“And now, my sisters, let us stand and sing our national song. For the benefit of you who have not yet memorized the words, here they are:
The woman’s day is drawing near, it’s written in the stars
The fall of men is very near, proclaim it from your cars.
Sisters, rise! Your flags unfurl! Don’t be a little girl.
Say ’Down with men, their power must end: Women shall rule the world!”
Trial I
Einstein on the Beach
by Philip Glass
G. Regnani, Sunrise, sunset…, 2022
Aggiungo, in vista della prossmia giornata contro la violenza sulle donne in programma per il prossimo 25 Novembre che oggi la narrazione che riguarda le donne – sia quella veicolata attraverso i media sia quella dei social, così come quella del quotidiano – mi sembra spesso sbilanciata a favore di una prospettiva tesa a presentare più frequentemente quei casi nei quali la donna sia protagonista qualora divenga una vittima diretta e/o indiretta, piuttosto che, in un contesto autenticamente meritocratico, in quelle situazioni nelle quali raggiunga, invece, traguardi di vero rilievo. Ciò premesso, uno degli elementi cruciali sui quali credo occorra (di nuovo?) riflettere ulteriormente ed efficacemente è, tra gli altri, quello, “a monte”, di favorire una maggiore consapevolezza della “resistenza” di questa sorta di tacito paradigma comunicativo tanto datato e diffuso, quanto altrettanto temibile, non ultimo, perché, di norma apparentemente non percepito. Un fattore subdolo e tossico, spesso invisibile, che può contagiare e inquinare, sbilanciandola, possibili dialettiche costruttive riguardo al femminile…
Amicizia
di Vincenzo Cardarelli
#vincenzocardarelli
Noi non ci conosciamo.
Penso ai giorni
che, perduti nel tempo, c’incontrammo,
alla nostra incresciosa intimità.
Ci siamo sempre lasciati
senza salutarci,
con pentimenti e scuse da lontano.
Ci siamo riaspettati al passo,
bestie caute,
cacciatori affinati,
a sostenere faticosamente
la nostra parte di estranei.
Ritrosie disperanti,
pause vertiginose e insormontabili,
dicevano, nelle nostre confidenze,
il contatto evitato e il vano incanto.
Qualcosa ci è sempre rimasto,
amaro vanto,
di non ceduto ai nostri abbandoni,
qualcosa ci è sempre mancato
Fotografia:
G. Regnani, s.t., 2022
POETRY REWRITE
MOTHERS…
Supplica a mia madre
#pierpaolopasolini
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Pier Paolo Pasolini
Fotografia:
G. Regnani, Mothers…, 2022
G. Regnani, s.t., 2017
Antonella Anedda
Se ho scritto è per pensiero
a M.M.
Se ho scritto è per pensiero
perché ero in pensiero per la vita
per gli esseri felici
stretti nell’ombra della sera
per la sera che di colpo crollava sulle nuche.
Scrivevo per la pietà del buio
per ogni creatura che indietreggia
con la schiena premuta a una ringhiera
per l’attesa marina – senza grido – infinita.
Scrivi, dico a me stessa
e scrivo io per avanzare più sola nell’enigma
perché gli occhi mi allarmano
e mio è il silenzio dei passi, mia la luce deserta
– da brughiera –
sulla terra del viale.
Scrivi perché nulla è difeso e la parola bosco
trema più fragile del bosco, senza rami né uccelli
perché solo il coraggio può scavare
in alto la pazienza
fino a togliere peso
al peso nero del prato.
Antonella Anedda
da: Notti di pace occidentale, Donzelli, Roma 1999
Tra l’andarsene e il restare
di Octavio Paz
Tra l’andarsene e il restare dubita il giorno,
innamorato della sua trasparenza.
La sera circolare è già buia:
nel suo quieto viavai oscilla il mondo.
Tutto è visibile e tutto è elusivo,
tutto è vicino e tutto è intoccabile.
I fogli, il libro, il bicchiere, la matita
riposano all’ombra dei loro nomi.
Palpitare del tempo che nelle mie tempie ripete
la stessa ostinata sillaba di sangue.
La luce fa del muro indifferente
uno spettrale teatro di riflessi.
Nel centro di un occhio mi scopro;
non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.
Si dissipa l’istante.
Senza muovermi,
io resto e me ne vado: sono una pausa.
da “Il futuro di ogni giorno”
L’impercettibile confine
di Mariateresa Giani
“È il confine fluido tra la sete
e l’acqua che non l’estingue, la luce
increata e l’innesco del sole,
l’oscurità che insonne ribolle
del mistero e la notte viva d’ombre
del sogno; tra l’architettura del cosmo
e l’ingegno dell’uomo che progetta,
l’ignoto e i sentieri del sapere
che ascendono fra intrichi mancando
la vetta; tra l’assoluto e l’integrità
del mondo in spirito e materia.”
Da “L’integrità del mondo”
Maria Carta
Dies Irae
Die tràgicu su die
morit su mundu in fiama
comente est profetizadu.
Cantu terrore infrenadu
pro su giùighe in arrivu
chi deet totu revelare.
Sonu tremendu at a dare
subra sas losas sa trumba
fortzende totus a su tronu.
Morte e natura a consonu
sos mortos miran in vida
pro su protzessu finale.
Batin su testu fatale
ube ‘ogni òpera est iscrita
pro la poder giudicare.
Ite potho porrogare,
in cale abocadu ispero
si tremat fintzas su giustu?
Die ‘e làgrimas est custu
cando riu lassat su piuber
pro sa sentèntzia su reu.
Lu perdonet Deus meu
Jesus bonu àmalu
reposare fàghelu.
Amen.
Dies Irae
Giorno tragico quel giorno
muore il mondo in fiamme
com’è stato profetizzato.
Quanto terrore incontenibile
per l’arrivo del giudice
che dovrà rivelare ogni cosa.
Un suono tremendo emetterà
sui sepolcri la tromba
costringendo tutti verso il trono.
La morte e insieme la natura
guardano i morti, di nuovo in vita
per il processo finale.
Portano il testo fatale
dove ogni opera è scritta
perché sia giudicata.
Che cosa posso dichiarare,
in quale avvocato sperare
se trema persino il giusto?
Giorno di lacrime è questo,
quando si leva dalla polvere
il reo per la sentenza.
Il mio Dio lo perdoni,
Gesù buono, amalo
fa’ che riposi.
Amen.
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Foto da: Sardegna Maria Carta, Adelina Murgia (elab.: G. Regnani)
https://lyricstranslate.com/it/dies-irae-dies-irae.html-1
https://m.youtube.com/watch?v=wwM1MOw7fRc
assorbiti dal silenzio friabile di ricordi
decomposti che prendono alla gola,
nella frana del tempo che tutto divora
e trasforma, cercando la propria voce
e l’altrui orma nella terra impastata
di buio, dove ogni cosa ormai tace.
Si scrive, ed è una lotta con l’ombra
che sempre sfugge e sempre ci minaccia
presi da un’onda che lascerà una traccia
Fioriture capovolte (Einaudi, 2018)
Foto di Dino Ignani (elab.: G. Regnani)
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#spoken word #poetry rewrite
Montieri Gianni
Mi interessa il futuro
Mi interessa il futuro
sapere come diventeranno
le sedie, le poltrone
con cosa le sostituiremo
se ci invecchieremo sopra
immaginare i libri a venire
accanto a quali staremo
sapere se tutto questo
precipitare finirà
se arrivati sull’orlo
tireremo indietro il piede
e voltandoci vedremo punti
grigioazzurri ognuno mancanza
ognuno cosa perduta.
Le cose imperfette (LiberAria, 2019)
Fotografia elab.: G. Regnani
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Eugenio Montale (1896-1981)
Non chiederci la parola
Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l’animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
Perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l’uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l’ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
Montale Eugenio, Non chiederci la parola, da Ossi di seppia, 1925
E’ disponibile anche una versione ambient/spoken word di questi versi al link:
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Alda Merini (1931-2009)
E poi fate l’amore
E poi fate l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo i baci lenti sulla bocca,
sul collo, sulla pancia, sulla schiena,
i morsi sulle labbra, le mani intrecciate,
e occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti
da diventare una cosa sola,
corpi incastrati e anime in collisione,
carezze sui graffi, vestiti tolti insieme alle paure,
baci sulle debolezze,
sui segni di una vita
che fino a quel momento era stata un po’ sbagliata.
Intendo dita sui corpi, creare costellazioni,
inalare profumi, cuori che battono insieme,
respiri che viaggiano allo stesso ritmo,
e poi sorrisi,
sinceri dopo un po’ che non lo erano più.
Ecco, fate l’amore e non vergognatevene,
perché l’amore è arte, e voi i capolavori.
Merini Alda (attribuita a), E poi fate l’amore
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Pier Paolo Pasolini (1922-1975)
Sesso, consolazione della miseria!
Sesso, consolazione della miseria!
La puttana è una regina, il suo trono
è un rudere, la sua terra un pezzo
di merdoso prato, il suo scettro
una borsetta di vernice rossa:
abbaia nella notte, sporca e feroce
come un’antica madre: difende
il suo possesso e la sua vita.
I magnaccia, attorno, a frotte,
gonfi e sbattuti, coi loro baffi
brindisi o slavi, sono
capi, reggenti: combinano
nel buio, i loro affari di cento lire,
ammiccando in silenzio, scambiandosi
parole d’ordine: il mondo, escluso, tace
intorno a loro, che se ne sono esclusi,
silenziose carogne di rapaci.
Ma nei rifiuti del mondo, nasce
un nuovo mondo: nascono leggi nuove
dove non c’è più legge; nasce un nuovo
onore dove onore è il disonore…
Nascono potenze e nobiltà,
feroci, nei mucchi di tuguri,
nei luoghi sconfinati dove credi
che la città finisca, e dove invece
ricomincia, nemica, ricomincia
per migliaia di volte, con ponti
e labirinti, cantieri e sterri,
dietro mareggiate di grattacieli,
che coprono interi orizzonti.
Nella facilità dell’amore
il miserabile si sente uomo:
fonda la fiducia nella vita, fino
a disprezzare chi ha altra vita.
I figli si gettano all’avventura
sicuri d’essere in un mondo
che di loro, del loro sesso, ha paura.
La loro pietà è nell’essere spietati,
la loro forza nella leggerezza,
la loro speranza nel non avere speranza.
Pasolini Pier Paolo, Sesso, consolazione della miseria!, La religione del mio tempo, 1961
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Lawrence Monsanto Ferlinghetti (1919)
Il mondo è un gran bel posto per nascerci
Il mondo è un gran bel posto per nascerci,
se non date importanza alla felicità
che non è sempre
tutto questo spasso
se non date importanza a una punta d’inferno
qua e là
proprio quando tutto va bene
perchè anche in paradiso
non è che cantino
tutti i momenti.
Il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non date importanza alla gente che muore
continuamente
o è soltando affamata
per un pò
che in fondo poi fa male la metà
se non si tratta di voi.
Oh il mondo è un gran bel posto
per nascerci
se non vi state troppo a preoccupare
di qualche cervello morto
su ai posti di comando
o di una bomba o due
di tanto in tanto
contro le vostre facce voltate
o di simili contrattempi
cui va soggetta la nostra
società di Gran Marca
con i suoi uomini che si distinguono
e i suoi uomini che estinguono
e i suoi preti
e altri scherani
e con le varie segregazioni
e congressuali investigazioni
e altre costipazioni
che sono il retaggio
della nostra carne demente.
Si il mondo è il posto piu’ bello del mondo
per un sacco di cose come
fare la pantomima della farsa
e fare la pantomima dell’amore
e fare la pantomima della tristezza
e cantare in sordina d’amore e avere ispirazioni
e andare a zonzo
guardando tutto
e odorando fiori
toccando il culo alle statue
e persino pensando
e baciando la gente e
facendo figli portando pantaloni
e agitando cappelli e
ballando
e andando a bagnarsi nei fiumi
a fare dei pic-nic
in piena estate
o solo genericamente
«godendosi la vita»
Sì
ma poi proprio in mezzo a tutto quanto
arriva sorridente il
beccamorto.
Ferlinghetti Lawrence Monsanto, Il mondo è un gran bel posto per nascerci
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#spoken word #poetry rewrite
Fernando Pessoa (1888-1935)
Cansaço
O que há em mim é sobretudo cansaço —
Não disto nem daquilo,
Nem sequer de tudo ou de nada:
Cansaço assim mesmo, ele mesmo,
Cansaço.
A subtileza das sensações inúteis,
As paixões violentas por coisa nenhuma,
Os amores intensos por o suposto em alguém,
Essas coisas todas —
Essas e o que falta nelas eternamente —;
Tudo isso faz um cansaço,
Este cansaço,
Cansaço.
Há sem dúvida quem ame o infinito,
Há sem dúvida quem deseje o impossível,
Há sem dúvida quem não queira nada —
Três tipos de idealistas, e eu nenhum deles:
Porque eu amo infinitamente o finito,
Porque eu desejo impossivelmente o possível,
Porque quero tudo, ou um pouco mais, se puder ser,
Ou até se não puder ser…
E o resultado?
Para eles a vida vivida ou sonhada,
Para eles o sonho sonhado ou vivido,
Para eles a média entre tudo e nada, isto é, isto…
Para mim só um grande, um profundo,
E, ah com que felicidade infecundo, cansaço,
Um supremíssimo cansaço,
Íssimno, íssimo, íssimo,
Cansaço…
Álvaro de Campos, heterónimo de Fernando Pessoa, Cansaço, in “Poemas”
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#spoken word #poetry rewrite
Cesare Pavese (1908-1950)
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
Pavese Cesare, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1950
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#spoken word #poetry rewrite
Last blues, to be read some day
T was only a flirt
you sure did know –
some one was hurt
long time ago.
All is the same
time has gone by –
some day you came
some day you’ll die.
Some one has died
long time ago –
some one eho tried
but didn’t know.
Pavese Cesare, Last blues, to be read some day, da Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1950
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#spoken word #poetry rewrite
Emily Dickinson (1831-1886)
After great pain, a formal feeling comes
After great pain a formal feeling comes
The stiff Heart questions–was it He that bore?
And yesterday–or centuries before?
The feet, mechanical, go round
A wooden way
Of ground, or air, or ought,
Regardless grown,
A quartz contentment, like a stone.
This is the hour of lead
Remembered if outlived,
As freezing persons recollect the snow
First chill, then stupor, then the letting go.
Dickinson Emily, After great pain a formal feeling comes
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#spoken word #poetry rewrite
Giorgio Caproni (1912-1990)
Foglie
Quanti se ne sono andati…
Quanti.
Che cosa resta.
Nemmeno
il soffio.
Nemmeno
il graffio di rancore o il morso
della presenza.
Tutti
se ne sono andati senza
lasciare traccia.
Come
non lascia traccia il vento
sul marmo dove passa.
Come
non lascia orma l’ombra
sul marciapiede.
Tutti
scomparsi in un polverio
confuso d’occhi.
Un brusio
di voci afone, quasi
di foglie controfiato
dietro i vetri.
Foglie
che solo il cuore vede
e cui la mente non crede.
Caproni Giorgio, Foglie
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#spoken word #poetry rewrite
Antonio Mario Sestito (1963)
Futile
Preparo il mio corredo
ogni giorno nascondo lasciti
stipati in un bagaglio soltanto
ricordi da scordare e memorie appassite
come rosa che incanta
di colore e di profumo
i pugni serrati in tasca
e lo sguardo oltre la montagna
dimenticheremo ogni cosa
parole e mestieri
amori e passioni.
Dimenticheremo ogni cosa.
Sestito Antonio Mario, Futile, 24 aprile 2019
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The Doors
The End
“This is the end
Beautiful friend
This is the end
My only friend
The end
Of our elaborate plans
The end
Of everything that stands
The end
No safety or surprise
The end
I’ll never look into your eyes
Again
Can you picture what will be
So limitless and free
Desperately in need of some stranger’s hand
In a desperate land…”
The Doors, The End, The Doors, 4 gennaio 1967
Led Zeppelin
The battle of evermore
“The pain of war cannot exceed
the woe of aftermath…”
Led Zeppelin, The battle of evermore, Led Zeppelin IV, 8 novembre 1971
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G.Regnani, Analogico vs digitale, 2019
Gerardo Regnani. “On [my] photography”
Fine – The end