FACCIA A FACCIA
di Francesca Ciani
G. Regnani, Parktraits stories_#10 2023
Domenica. Una giornata uguale a tutte le altre, la sveglia, il cielo che mi sorprende con la sua sfumatura rosa ed eccomi qui, uno davanti all’altro, come ieri, come domani.
Ci conosciamo da un po’ di tempo ormai, anzi, ci frequentiamo da un po’ di tempo, perché non ti conosco veramente. Sei arrivato in silenzio, anche se non ricordo il momento preciso, e ti sei accomodato in casa mia come un ospite abusivo, sicuro di non andartene più. Hai trovato uno spazio lasciato libero, hai riposto le tue cose, secondo un ordine tutto tuo, con l’intenzione di fermarti a lungo. Hai addirittura deciso di togliere alcuni dei miei oggetti più preziosi per marcare il tuo territorio.
Quanto stavo bene prima di te! Forse non me ne rendevo conto, forse l’ho capito troppo tardi, ma veramente non mi mancava nulla. Tranne un po’ di leggerezza. Certo avrei dovuto prendere la vita e i suoi problemi con meno rigore, perché altrimenti rischia di diventare una sorta di dannazione. Troppo precisa, troppo seria, troppo impegnata a fare il mio dovere ed ora è troppo tardi, con te qui a scombinare la mia vita. Forse.
Quante volte avrei voluto cacciarti, dopotutto questa è casa mia, ma non posso farlo… oppure non voglio farlo? E perché? Perché tu sei parte di me, questo è un fatto, ma nessuno mi può impedire di riappropriarmi di quello che mi appartiene.
Gli anni passati sono perduti e non possono ritornare indietro a riprendermeli. Questo non significa che siano stati inutili, anzi è grazie a loro se sono qui a parlare con te, faccia a faccia, devo solo ristabilire il nuovo equilibrio dei miei giorni: viverli uno alla volta – me lo dicono in tanti – solo che è così difficile da mettere in pratica, sono troppo abituata a pianificare il futuro.
E se usassi questo difetto a mio vantaggio? Tentare non nuoce, non ho nulla da perdere… Dunque vediamo… buttiamo giù qualche idea… potrei finalmente scrivere un libro, quel libro che è rimasto a lungo nel cassetto per la paura di mettermi in gioco e di fallire. Certo devo prendere in considerazione il fatto che ora non sono più sola, magari potrei fare di te il protagonista, non credo che la prospettiva ti piacerebbe, ma in fin dei conti sono io a decidere, non tu. E poi… un giorno alla volta, un progetto alla volta, devo ricordarmelo d’ora in avanti.
Quindi, resta pure a casa mia, però abituati al fatto che sfrutterò la tua presenza ogni volta che mi farà comodo, che ti piaccia oppure no. E se cercherai di protestare, lo farò anch’io, difendendo le mie idee e tieni presente che sono piuttosto brava con i ragionamenti, fa parte del mio lavoro. Ho deciso anche che mi godrò la libertà di fare o di non fare.
Anche per questa volta ho vinto io, sebbene non sappia che cosa mi riserverà il futuro – non posso negare di avere paura, tanta paura – però ho trovato un sacco di amici coi quali condividere non solo le mie debolezze ma anche i miei sogni e i sogni sono il motore della vita.
Per oggi basta parlare allo specchio, è arrivato il momento di iniziare la giornata, ho tante cose da fare, tante cose belle da vivere.
***
English version*
FACE TO FACE
by Francesca Ciani
G. Regnani, Parktraits stories_#10 2023
Sunday. A day like any other, the alarm clock, the sky surprising me with its pink hue, and here I am, facing each other, like yesterday, like tomorrow.
We’ve known each other for some time now, or rather, we’ve been in each other’s company for a while because I don’t really know you. You arrived silently, although I can’t recall the exact moment, and you settled into my home like an unwelcome guest, confident that you won’t leave. You found a space left open, arranged your things in your own way, with the intention of staying for a long time. You even decided to remove some of my most precious belongings to mark your territory.
How good I felt before you! Perhaps I didn’t realize it, perhaps I understood it too late, but truly, I lacked nothing. Except for a bit of lightness. I should have approached life and its problems with less severity, because otherwise, it risks becoming a kind of damnation. Too precise, too serious, too committed to doing my duty, and now it’s too late, with you here, disrupting my life. Maybe.
How many times I wished to evict you, after all, this is my home, but I can’t do it… or maybe I don’t want to? And why? Because you are a part of me, that’s a fact, but no one can prevent me from reclaiming what is mine.
The past years are lost and cannot come back to me. This doesn’t mean they were useless; on the contrary, it’s thanks to them that I am here talking to you, face to face. I just need to establish the new balance of my days: live them one at a time — many have advised me — but it’s so hard to put into practice. I’m too accustomed to planning the future.
What if I used this flaw to my advantage? Trying won’t hurt; I have nothing to lose… So let’s see… let’s jot down some ideas… I could finally write a book, the one that has been in the drawer for a long time out of fear of taking a risk and failing. Of course, I have to consider the fact that I am no longer alone now; maybe I could make you the protagonist. I don’t think you’d like that perspective, but in the end, I decide, not you. And then… one day at a time, one project at a time, I have to remember that from now on.
So, feel free to stay in my home, but get used to the fact that I’ll use your presence whenever it suits me, whether you like it or not. And if you try to protest, I will too, defending my ideas, and keep in mind I’m quite good at reasoning; it’s part of my job. I’ve also decided to enjoy the freedom to do or not do.
Even this time, I have won, although I don’t know what the future holds for me — I can’t deny I’m afraid, very afraid — but I’ve found a bunch of friends to share not only my weaknesses but also my dreams, and dreams are the engine of life.
For today, enough of talking to the mirror; it’s time to start the day. I have many things to do, many beautiful things to live.
—–
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